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martedì 9 luglio 2019

MEDITAZIONI

MEDITARE...
Alcune semplici riflessioni sulla vita, per ritrovare serenità e armonia se stessi e con gli altri....



Illuminaci con la tua grazia perchè senza di essa siamo perduti in una valle oscura.

Il Signore ti dia pace e gioia!

mercoledì 20 marzo 2019

BEATI I MITI! LA LORO BONTA' CONVERTA I CUORI.

Beati i Miti!
Continuando il nostro percorso con le beatitudini, oggi ci imbattiamo in una beatitudine che ne contiene tre in una, è un insieme che costituisco una forza e una serenità di affrontare le difficoltà della vita con una fiducia e speranza che nessun mai potrà toglierci, perchè forti nella fede e ricchi nel Signore del suo amore e della sua grazia su di noi.
     La beatitudine "Beati i miti perché erediteranno la terra", sembra che sia una beatitudine che si snoda tra dolci pascoli verdeggianti, la mitezza è proprio la virtù per gli altri per far si che sia più agevole, pronta a togliere gli ostacoli che possono inciampare gli altri.
    Dicevamo che questa beatitudine è composta di tre in una, richiama ed e strettamente legata a quella delle povertà di spirito, all'umiltà, alla sofferenza, c'è anche chi dice che sia legata anche alla misericordia e alla pace, perché considerata tale?
   Perché il mite che nelle avversità e ingiustizie riesce a sostenere con animo paziente e senza rancore, ne rabbia ne mormorazione, ne giudizi o opposizioni, ma è fermo, sereno, anzi si fa carico lui stesso dei suoi nemici davanti a Dio, infatti se vediamo Gesù ha fatto proprio questo nella sua crocifissione. 
  Quindi il mite non protesta contro Dio, specialmente quando lo lascia nella prova, guardiamo l'esempio di Giobbe, né contro a coloro che gli provocano sofferenze e ingiustizie, cerca di rassomigliare all'Agnello immolato, che non significa vittimismo ne cercare compassione.
   Una domanda che ci dovrebbe persuadere è come reagiamo noi di fronte a tutto ciò quanto ci vengono ingiustizie e prove? Siamo pronti e disposti ad accoglierle senza protestare, ma accettarle silenziosamente, offrendo a Dio la nostra sofferenza o questa nostro sacrificio per la conversione dei fratelli?
   Gesù ci chiama in vari episodi a imitarlo nella sua bontà e mitezza, con cuore libero e umile e senza ipocrisie egoistiche, nel vangelo di Matteo ci dice "venite a me voi tutti affaticati.... il mio carico è dolce e leggero.." .        Cosi Gesù ci indica la mitezza e prendere esempio da Lui, rispondere con l'amore al prossimo anche se ci ferisce. Sicuramente non per forza umana legata alla povertà causata dal peccato potremmo avere tutta questa forza , ma ci ha donato la grazia dello Spirito che ci rafforza e ci da sollievo.
      Quante volte capita che ci viene un pensiero un sentimento non buono nei confronti dei fratelli, per frenarli basterebbe poco, ricordare quanta magnanimità ha Dio nei nostri confronti, se pensiamo a quante volte ci dovrebbe castigarci ogni volta che c'è lo meritiamo, ma nella sua magnanimità e misericordia di Padre non lo fa, perché noi subito lo facciamo, l'uomo rinato nello spirito non lo fa, ma ci ragiona e prega.
      Se vogliamo allora essere veri imitatori del Signore e suoi discepoli dobbiamo acquisire la vera mitezza di cuore, che non è soltanto un atteggiamento esteriore, un'affabilità esterna, ma una realtà interiore molto profondo che parte dal cuore e riveste tutto il corpo, opera dalla grazia di Dio e della nostra docilità all'azione dello Spirito che pervade in noi, qua san paolo nonostante il suo agire a saputo imitare in tutto il Signore, come san Francesco che nonostante difficoltà, tribolazioni, sofferenze non solo fisiche ma anche da i suoi frati, con quante mitezza a saputo affrontarli sull'imitazione del Signore sua eterno amore.
     La mansuetudine deve essere sia una caratteristica, ma che sia anche un atteggiamento costante del cristiano che si caratterizza per uno stile di vita nuovo, incomprensibile al mondo.
     Un servo del Signore non deve essere litigioso, ma mite con tutti, paziente nelle offese, dolce nel riprendere gli oppositori c'è lo dice nelle lettere di san Paolo, ma lo stesso c'è lo dice anche san Francesco nelle sue ammonizione di come devono essere i suoi frati e come devono comportarsi tra di loro è la loro testimonianza risplenda negli uomini, che non sia ipocrisia ne falsa umiltà. 
       Evagrio Pontico dice che la preghiera è figlia della dolcezza ed è  frutto della gioia e della riconoscenza, questo scaturisce da come sia la nostra preghiera reale se ci facciamo plasmare o se solo un sentimento e al primo intoppo ci rivoltiamo.
      La bontà è la caratteristica dei miti, essi preferiscono soffrire che far soffrire, in una sottomissione e fedele alla volontà di Dio, ad ogni forma di aggressività  o egoismo e superbia, la mitezza oppone gesti concreti di dolcezza e di bontà.

Vi invito a guardare il video e a commentare e condividerlo.

      

Il Signore ti dia pace e gioia!

mercoledì 13 marzo 2019

BEATI GLI AFFLITTI PERCHè AMANO DIO.

MEDITANDO LE BEATITUDINI 2

     Beati gli afflitti perchè saranno consolati da Dio.
  Continuiamo la nostra avventura, questa beatitudine che parla più che altro della sofferenza ma, la sofferenza sofferta per amore della croce e per la vita eterna.
   Già con questa breve introduzione si può comprendere tutto il suo messaggio di speranza e di consolazione, ma vediamo più da vicino questa beatitudine, il personaggio che ci accompagnerà in questa avventura è l'apostolo delle genti, San Paolo che della sofferenza ne ha fatto una missione per il Regno di Dio e per la salvezza delle anime.
      Questi beati, sono coloro che fanno esperienza della loro fragilità e debolezza umana, ma che sperano nel Signore in cui confidano speranza e consolazione.
       Ovviamente la sofferenza etimologicamente non è una beatitudine, il beato non è colui che soffre, ma accettando di soffrire in un certo modo per una nobile causa, per causa del Vangelo diventa beatitudine evangelica.
      La sofferenza come la povertà, è una condizione propriamente umana, dal peccato e dall'obbedienza. 
     proclamare quindi beati gli afflitti vuol dire che sono beati quelli che soffrono nella consapevolezza di tutto il male che regna nel mondo e nel cuore di ogni uomo, proprio a causa del suo allontanamento da Dio per mezzo del peccato entrato nell'umanità.
     San Paolo nella lettera ai Romani che le sofferenze del mondo non sono paragonabili alla gloria eterna, le sofferenze del mondo passano e non solo che un soffio, invece le gloria eterna è l'eternità non finirà mai, specialmente se sofferte per una buona causa sull'esempio della croce, dovrebbe essere accettata come passaggio che introduce nella vita nuova che tutti siamo chiamati. Soffrire non è bello ne bisogna auguralo.
     Chi vive questa beatitudine non è altro che la beatitudine della croce, solo la partecipazione alla Passione di Cristo nella gratuità rende beata questa beatitudine.
      Chi pensa di aggirare sfuggendo alla sofferenza non fa altro che cadere nella disperazione totale nell'autodistruzione di se stesso e si cade nell'inganno.
        San Paolo dovette soffrire molto, insieme a gli altri apostoli che ricolmi di Spirito Santo sperimentarono questa beatitudini ricca di grazia, quante tribolazione dovettero subire, nelle lettere Paoline ma specialmente negli Atti degli Apostoli lo descrivono.
          Tutta questa sofferenza si trasformerà in gioia proprio perchè la sua causa è l'amore del nome di Gesù, per la causa del Vangelo, per il Regno di Dio e per la salvezza degli uomini.
       Gesù ci accetta cosi come siamo brutti o belli, ignoranti o intelligenti, non si vergogna di noi, forse noi si degli altri o di lui stesso, perchè vogliamo la perfezione ma senza sofferenze, ci chiama fratelli e condivide la nostra natura di creature, ma ci vuole rivestire della sua gloria che a volte rifiutiamo per mezzo del peccato, dell'orgoglio, della superbia e della falsa umiltà ipocrita.
     Resistere al peccato a causa della sofferenza, ma è una sofferenza giusta e santa, perchè ci fa crescere come figli di Dio perchè ci rende capace di distaccarci dalle glorie di questo mondo per conquistare quelle eterne.
    La vita cristiana vissuta nella gioia o nel dolore è sempre una vita di comunione se spesa e condivisa con il Signore.
    la croce di Cristo abbracciata per obbedienza d'amore alla croce è il vero e grande tesoro della vita cristiana, è la si può già pregustare in questa terra. 
    Quanti di noi desiderano la beatitudine eterna, ma pochi accettano di soffrire per la croce, ed è tutto qui, altre parole potrebbero essere di superficiale. 
    Certo non è secondo la natura umana amare, accettare e condividere la croce, ci fa paura, la nostra natura e debole, fragile, piange, geme, ma se abbiamo la fede, crediamo realmente, mentre si soffre viene sostenuta e consolata da questa forza misteriosa che proviene dalla Spirito Santo che ci da la forza e il coraggio di sopportarla ed amarla.
     San Francesco questa beatitudine la vissuta in pienezza, ha sofferto molto per amore del Vangelo, tra rifiuti, disprezzi, allontanamenti, ma specialmente nella sofferenza fisica, aveva circa una trentina di malattie e il suo aspetto gioiva, alla fine ha chiesto perdono a frate corpo per tutte queste sofferenze è poi spirò felice verso l'Amato.          
       Tanti, anzi tutti i santi non amavano i privileggi, ma desideravano disprezzi e tribolazioni, umiliazioni e sofferenze perchè le trasformavano il dono d'amore.  
           

Il Signore ti dia pace e gioia!

giovedì 7 marzo 2019

MEDITANDO LE BEATITUDINI 1

1. CHI SONO I POVERI IN SPIRITO?
Buona Quaresima con le beatitudini.

    In questa Quaresima mi ispirerò sulle beatitudini, sempre in modo semplice e meditativo, penso che nel periodo quaresimale, periodo di riflessione e di conversione, sia ottimo per correggere quei atteggiamenti che a volte si sfuggono e non ci fanno ragionare che in quel momento potremo trovare grazia, e non sempre è facile farlo, già la consapevolezza è un buon punto di inizio.
    Iniziamo con i "beati i poveri in Spirito..."
 Chi sono questi poveri?  Come li descrive la Bibbia? Quei poveri che parla anche Gesù nelle Sacre Scritture?
    Diciamo subito che tutti gli uomini per condizione umana è connotata da una radicale povertà, perchè è stata spogliata con il peccato che a imbruttito di quella bellezza che Dio aveva creato a sua immagine e somiglianza. 
    I poveri sono coloro che non hanno nessuna difesa, non hanno rabbia, quelli che vengo discriminati, vengono condannati da ingiustizie e non si vendicano.
      Gesù parla dei poveri che non cercano ricchezze o poteri o glorie varie, ma che cercano la salvezza, la guarigione che nessuno li può dare, ma che solo lui può dare.
   Per chi vive in questo modo, in questo stile il suo atteggiamento interiore di fede e di donazione è di povertà è beatitudine.
   Non ci dimentichiamo che il povero per eccellenza è Gesù che per sua scelta come ci dice san Paolo nella lettera ai Filippesi, per amore del Padre e degli uomini si è rivestito dell'umana povertà.
    Agli occhi di Dio quello che conta è la totalità della nostra offerta  nella gratuità della donazione verso Dio e verso gli uomini. 
       Un'altra figura di povero è Maria che accettò di essere espropriata di se stessa per donarsi a Dio per realizzare il suo disegno di amore per l'umanità sua creazione abbruttita dal peccato.
        La povertà radicale consiste proprio nel non avere nulla di se, ma essere totalmente suo, sull'esempio di tanti santi che si sono espropriati di se stesso per vivere completamente per un bene maggiore che va oltre a qualsiasi logica umana. 
   Un altro pensiero importante è quello di sapersi si spogliare di tutto ma deve sapersi arricchirsi delle virtù, invano sarebbe non arricchirsi svuotandosi.
         La povertà in spirito è la condizione di vivere, anzi è lei stessa che porterà a vivere anche uno stile di vita sobrio, attento alle esigenze degli altri, e all'uso delle cose, è dare il giusto valore alle cose senza esserne superficiale e sprecarle, quando c'è povertà in spirito c'è anche umiltà sincera, piena di gaudio e di letizia e non rivendica niente, non desidera altro che di essere ricolmato delle grazie del Signore, infatti la povertà spirituale porta a desiderare nient'altro che Dio, quanti santi ci hanno dato l'esempio, è questo fa capire che il povero in spirito da il primato a Dio e non al nostro io, ai beni materiali.
     Concludiamo questa prima beatitudine nel non avere paura se dobbiamo far morire un pò di quel nostro io, che non ci permette di camminare nella luce, camminiamo con Gesù nel cuore che ci darà forza e coraggio nei momenti di sconforto e di tribolazione, pensiamo alle glorie eterne, i santi ci hanno dato prova efficace e concreta.
   
Il Signore ti dia pace e gioia!

lunedì 25 febbraio 2019

L'IMPORTANZA DI PREGARE PER I VIVI E I MORTI.

L'EFFICACIA DEL PREGARE PER I VIVI E I MORTI.

    Siamo giunti alla fine di questo itinerario delle opere di misericordia, corporali e spirituali, quest'ultima ci parla e ci esorta anche a "pregare per i vivi e i morti", si pensa che il pregare e l'agire siano in contrasto tra loro, si pensa che invece di pregare, dando una mano concreta si risolva la situazione, invece devono andare di pari passo, senza la preghiera l'azione spesso diventa cieca,.
    La nostra preghiera deve sfociare anche in un comportamento nuovo, altrimenti, nel pregare per l'altro non si fa altro che giriamo su noi stessi. non possiamo pregare Dio come nostro Padre senza impegnarci ad avere un nuovo comportamento che ci vede diversi nei confronti dell'altro.
     Quando prego per l'altro non devo pregare perchè l'altro deve diventare come a me piacerebbe o secondo i miei gusti, e dandomi ragione secondo la mia logica, questo non è pregare per l'altro ma per strumentalizzare la preghiera finchè torni a me,  
        Invece la preghiera autentica che devo fare perchè l'altro possa cambiare e con lui anch'io, vuole significare che devo occuparmi di lui ed immedisimarmi in lui, di cosa ha bisogno, di cosa soffre, ma che non sia un vittimismo o protagonismo, allora posso pregare Dio che lo possa benedire e guarire è lascio a Dio la scelta di cosa sia più giusto per lui, ed ecco che posso immaginarmi che l'azione dello Spirito Santo lo possa invadere e lo pervadono nelle sue scelte, cosi l'altro viene a contato con se stesso e la sua realtà interiore.
       Quindi pregare per l'altro, che mi possa ferire, o perchè non sia al mio livello, non significa dire di tanto in tanto qualche piccola formula di intercessione, ma impegnarmi per l'altro chiedendo benedizioni per essi, come dono di salvezza, magari anche pregando un rosario per essi in modo che io abbia cura almeno per una mezz'oretta di lui in maniera spirituale.
     Per chi è religioso, come il sottoscritto, pregare i salmi per beneficare gli altri e se stessi ci rende concreti per l'esigenza dell'altro e per la motivazione di perchè preghiamo per l'altro. I salmi infatti ci rappresentano attraverso metafore di come stiano l'altro e per quale motivo stiamo pregando, e per cui lo deve trasformarlo ed insieme ad essi anch'io.
      In questo modo posso sentirlo nel mio corpo non soltanto nella mente o nel cuore, ma anche in ogni mia azione.
      Oltre a pregare per l'altro, l'opera di misericordia mi invita anche a pregare per i defunti, che non vuol dire che senso ha pregare per loro che sono già dinanzi a Dio o si stanno avviando.
       Invece è molto importante accompagnarli in questo viaggio verso Dio, che non sempre e sereno, affinchè possano affidarsi completamente all'amore misericordioso del Padre che li attende.
        Così la preghiera per i defunti non è soltanto un servizio d'amore verso di loro, ma un'espressione d'amore che ci lega e ci tiene uniti a loro nella loro nuova vita che stanno per intraprendere, che noi sentiremo vicini mediante l'Eucarestia che ci unisci tra cielo e terra insieme alla comunione dei santi per sentirci un'unica famiglia, questa è l'espressione più forte della fede che ci dice che la morte non può distruggere il nostro legame ma che lo rafforza e ci prospetta alla risurrezione insieme al Cristo.




Il Signore ti dia pace e gioia!

mercoledì 13 febbraio 2019

LA FATICA DI SAPER PERDONARE!

IL DIFFICILE COMPITO DI SAPERCI PERDONARE!
   Siamo giunto al penultima opera di misericordia, forse la più difficile, la più impegnativa, la più sofferta, la più complessa, all'apparenza sembra che tutto va bene e finisce bene, ma non sempre e totale rimane sempre qualche traccia ed è perenne, molte cose ci possono offendere e arrecarci dolore, a volte anche una parola ingiuriosa ci può aprire vecchie ferite o frustrazioni. La persona che ci offende spesso sa la nostra parte sensibile di cui non riusciamo a difenderci.
   Ma ci sono anche altre forme, sottili di offendere, come l'ignorarsi, non prestare attenzione, chi sparla, chi ci insulta, chi ci ridicolizza davanti agli altri, chi ci disgusta, vedete ci sono anche atteggiamenti che ci turbano.
     La sesta opera ci insegna è ci invita a non mettere in conto una colpa , rinunciare a rivendicare una riparazione.
   Quante volte Gesù ci invita è ci esorta a perdonarci a vicenda, nel Padre Nostro, come perdonerete di cuore cosi il Padre vostro vi perdonerà di cuore, non dico fino a sette volte ma settantasette volte sette, su Pietro che perdona il fratello, gli esecutori che hanno crocifisso Gesù, i due ladroni, invece noi con una parola ingiuriosa non guardiamo il fratello per giorni o proviamo rancore, facciamo difficoltà a mettere in pratica il Vangelo, magari a modo nostro. 
    In tanti vorrebbero perdonare, ma che interiormente sono ancora pieni di rancore, a volte è anche la superbia e l'orgoglio che non permettono, ci sono quattro fasi per arrivare al perdono puro e libero, il primo di esse è di non scusare in fretta l'accaduto ma vivere ancora in quel dolore è mi interrogo su di esso. nel secondo momento devo ammettere che mi sono arrabbiato, ho provato rabbia, la rabbia è colei che mi da forza a buttare fuori chi mi ha ferito, questa rabbia diventa forza per andare avanti e non chiudermi in se stesso, nel terzo passo posso guardare obbiettivamente cosa sia successo durante l'offesa, perchè sia successo tra l'offesa e l'offensore e me stesso. Il quarto passo è un agire attivamente, ecco il perdono vero e proprio, mi libero dal potere dell'altro che mi ha offeso e mi libero dell'energia negativa che risiede ancora dentro di me, se non riesco ancora a fare questo passo è probabile che sono ancora legato all'altro, non bisogna perdonarci solamente a denti stretti, ma volentieri, cioè sull'esempio di Gesù, di tutto cuore e gratuitamente. 
    A volte viviamo una vita intera con rancore e scrupolo di non saper perdonare, non riuscirci, non essere perdonati, sono tutte sofferenze che ci portiamo indietro.
    Se riusciamo a perdonare l'altro, è solamente perchè ci siamo perdonati se stessi. Così il perdono di chi ci ha offeso è e diventa un atto di misericordia verso di lui e di se stesso.  


Il Signore ti dia pace e gioia!

mercoledì 30 gennaio 2019

La carità che produce la pazienza.


Sopportare pazientemente per imitare Gesù
(Quinta opera di misericordia)
     Siamo giunti alla quinta opera di misericordia spirituale, forse quella più vicina a noi, per alcuni più difficile, per altre meno, quella che ci richiede veramente un espropriarsi di se stesso se fatta per amore del Signore, "Sopportare pazientemente le persone moleste", una volta si parlava delle ingiustizie a innocenti e senza motivo, ma attenzione !! Bisogna riconoscere bene quella sopportazione se viene dalla cattiveria, dalla istigazione, dalla rabbia, dalla maleducazione, saper sopportare si ma con una buona causa. 
     Nella vita "purtroppo", se si può usare questo pensiero, non ci viene risparmiato un vasto mondo e diciamolo pure di scoccianti, la zingara che ci insegue petulante per estorcerci l’elemosina; l’amico o l’amica che avvia una lunga conversazione telefonica in un momento in cui siamo pressati da urgenze, l’automobilista scortese; i bambini che giocano sotto le finestre impedendoci di riposare; i vicini di casa che litigano a voce alta come fossero in un’isola deserta, quante volte imprechiamo contro di loro perchè non troviamo pace.
     Iniziamo a dire cos’è una molestia, in generale? 
    Molestia è tutto ciò che disturba la nostra quiete, riduce la nostra sicurezza, scompagina i nostri piani, a volte ci ritroviamo nervosi e non sappiamo il motivo, dalle più quotidiane fino alle molestie più pesanti: i giudizi errati e maligni dati sul nostro operato, i pre-giudizi, le delusioni, l’ingratitudine di chi abbiamo beneficato, lo sparlare noioso e pettegolo del vicinato a spese degli assenti.          Insomma, molesto è chi ci provoca sofferenza, fatica, pesantezza, nervosismo, noia.
     Il dovere di sopportare non coincide con il martirio. Il primo dovere è di evitare noi le molestie agli altri, assumendo l’abitudine di interrogarci sui riflessi delle nostre azioni, quante volte ci capita di essere insopportabili, ma nello stesso vogliamo che gli altri non lo siano, e reagiamo male.  
    Il cristiano inoltre  deve ricordare che, quando è avversato da persone fastidiose o da avvenimenti spiacevoli, si trova nella condizione di partecipare alla croce di Cristo. Per questo è consolato dal Signore. Consolazione che produce in lui la forza della pazienza e accende la speranza, che è la certezza della vita eterna. 
      Nella Bibbia troviamo che Dio stesso deve usare misericordia per sopportare le lamentele del suo popolo. Nel libro dell’Esodo il popolo risulta davvero insopportabile: prima piange perché è schiavo in Egitto, e Dio lo libera; poi, nel deserto, si lamenta perché non c’è da mangiare (cfr 16,3), ma nonostante questo le lamentele non cessano. Ma Dio ha avuto pazienza e così ha insegnato a Mosè e al popolo anche questa dimensione essenziale della fede, se ragioniamo la sopportazione anche di una malattia ci aiuta a crescere nella fede se siamo ancorati a Dio e confidiamo a Lui per un bene maggiore.
    Perciò pensiamo a quanta amorosa sopportazione a Dio verso di noi, se magari invece di imprecare subito o perdere la pazienza, amiamo, ci sforziamo di intravedere un bene maggiore, quando la sopportazione non è fatta di proposito o di malgusto che dobbiamo sopportare.
    Scusate se mi sono dilungato troppo, ma è un argomento molto grande da poter discutere in ogni sua forma, preghiamo per intercessione della Beata Vergine Maria, di avere perseveranza, costanza, facendoci aiutare dalla preghiera per portare il mio peso e quello degli altri amandomi e amandoli nella semplicità e nell'umiltà della Croce che ci porterà alla salvezza eterna. Amen.  
Il Signore ti dia pace e gioia!

giovedì 24 gennaio 2019

Sentirsi amati nella consolazione.

Consolare = Amare con il cuore.

           Siamo arrivati alla quarta opera di misericordia corporale, "Consolare gli afflitti", un impegno non semplice, non è il semplice dire o riempire di parole, farsi le domande, gli scrupoli, le ragioni, e via dicendo, ma un saper stare con amore e discrezione vicino a queste persone e stare in comunione con il loro stato di sofferenza, saper vivere e interpretare le loro emozioni, sentimenti, essere il loro specchio in un certo modo ma dando consolazione, rassicurazione, incoraggiamento, farlo sentire in compagnia e non sprofondato in solitudine. 
        Specialmente chi vive nel lutto, si chiudono in se, si allontanano da tutti, in particolare alcune persone cambiano strada, o cambiano discorso, o cose varie..  
        Chi vuole consolare deve astenersi da qualsiasi interpretazione, non deve ne incolpare, ne giustificare, ne giudicare, non spetta a me di commentare la sofferenza, dargli una risposta e interrogarmi sulle dovute cause ne drammatizzarle, questi atteggiamenti non sono di consolazione ma di giudizio e di condanna a qualcuno o qualcosa. Chi soffre non hanno bisogno di consolazioni pie e dotte, consolatrici e confortevole, possono aiutare ma non sono necessarie, ma sono molto più importante chi sa stare accanto all'afflitto nel suo lutto, nella sua solitudine, nella sua rabbia, chi sa accogliere le lacrime e non scappa o cerca di deviare.                   Consolare significa semplicemente rimanere saldi vicino all'afflitto, avere una spalla sicura che non giudica e che accoglie le mie lacrime e che sa ascoltare. In altre parole assistere l'altro nella sua pena e avendo poche parole che li toccano il cuore o lo fanno sentire accolto e amato.
    Nella Bibbia, nel vangelo ci sono tanti riferimenti su questo argomento, quante consolazioni che dona Gesù, oltre nelle parole anche nel rituale, "fate questo in memoria di me". In ogni Eucarestia Gesù ci dona di da bere il suo calice della consolazione del suo amore. Non ci dà una risposta all'afflizione, ma ci fa bere il suo amore gratuito affinchè ci possa rinvigorire.
   La fede ci deve aiutare a sopportare il lutto, ma non ci preserva da essa, la mancanza di quella persona la si nota, ma ci aiuta a superarla e accettarla.
  Per concludere quest'opera, aggiungiamo che non solo nel caso di lutto o sofferenza si è afflitti, ma anche per un matrimonio infelice, del lavoro, della salute, dell'amicizia, si cade nella sfiducia, nella solitudine e nello sconforto. Consolare gli afflitti non significa in fine incollare subito un cerotto sui deficit della propria vita, ma incoraggiare anche nel pianto quello che fa male, che li ferisce, ciò che li manca veramente. impariamo a invocare lo Spirito consolatore che ci darà conforto e pace.   

Il Signore ti dia pace e gioia!

venerdì 18 gennaio 2019

Consigliare i dubbiosi.

UNA GRANDE MISSIONE...

     La pace e la gioia sia con tutti voi nel nome del Signore, ricco di bontà e di misericordia.
   Continuiamo il nostro cammino sulle opere di misericordia spirituale, dopo aver visto quelle corporali.
  "Consigliare i dubbiosi", questa opera di misericordia sembra se letta così può sembrare, semplice e pratica, dar qualche buon consiglio è tutto sembra risolto, ma non dobbiamo cadere nella vanagloria, non ci dobbiamo metterci al di sopra, la tentazione di essere saggi, di voler elogiare la nostra cultura, tutto bisogna fare con tanta discrezione e umiltà di cuore, specialmente nella gratuità cosi come ci insegna il Vangelo, gratuitamente avete ricevuto è gratuitamente date.
   Ma questa opera, semplice ma molto responsabile, "il mio consiglio potrebbe cambiar la vita al fratello o rovinarla se uso la mia logica, il mio modo di vedere, secondo la mia intelligenza", se nelle mie parole se non sono accompagnate da spirito di preghiera, sull'esempio del Vangelo, testimoniato dai santi e probabile che sia il mio essere sapiente.
     Se analizziamo alla fonte il dubbio vediamo che il dubbio fa parte della vita, c'è il dubbio filosofico che mi invita ad allenare la mia facoltà conoscitiva ed a continuarmi a interrogarmi. Il dubbio rende l'umano vero. Il dubbio serve alla ricerca della verità.
   Quando ci viene chiesto un dubbio, non bisogna subito dar risposte affettate o immediate, ma saper ascoltare come nasce quel dubbio, il dubbio dell'altro può servire anche a me per sviluppare più attenzione su cosa mi sostiene è quale sarebbe la più giusta per me.
  Dar consiglio, ma lasciare nella libertà, di come io mi comporterei in quel caso ma stando nei suoi panni.
  Il dubbio fa parte anche nell'ambito della fede, quante volte dubbitiamo della potenza del Signore e della sua grazia, non abbiamo abbastanza fede nel credere che lui può guarirci, ci da speranza, salvezza e coraggio nelle sofferenze.
  Consigliare quindi vuole significare, provvedere a qualcuno, prendere dei provvedimenti, preparare qualcosa nella propria mente e riflettere, anche se etimologicamente significa altro cioè preoccuparsi dell'altro, riflettere su cosa può aiutare per la vita dell'altro in quel suo bisogno di dubbio, che possa aiutarlo a superare quella situazione in cui e finito.
    Ma il dubbio può sfociare anche nella disperazione quando si vedere perso con nessun aiuto, la disperazione come sappiamo è mancanza di fiducia prima in se stesso e poi in un aiuto, ecco perchè la responsabilità di complica, la calma, la sicurezza, la fiducia per far riprendere la propria autostima di se, come la fiducia per ricominciare.
      In conclusione, consigliare, per ricominciare ad avere fiducia in se stesso e a non disperarsi, ma fidarsi in Dio, credere nelle proprie capacità per un futuro migliore, veramente è una di carità e di misericordia salvare dalla disperazione e dal buoi per far rivedere la luce in se stessi. 

  
Il Signore ti dia pace e gioia!

mercoledì 9 gennaio 2019

DESIDERIO DI LUCE ...


  UNA NUOVA LUCE IRRADIERA' IL MONDO.
    Buon inizio di anno nella pace e nella gioia del Signore nato per noi, abbiamo chiuso un anno, con le sue sofferenze, quante tragedie, specialmente poco prima di natale, che orrore e rancore, specialmente nelle famiglie quanti dispiaceri, tribolazioni, lotte e sofferenze, ma anche per le tante gioie, per le nuove famiglie, per le nascite, per tante grazie e doni ricevuti sempre in maniera gratuità e ricche di amore del Padre, anche se a volte questo bene lo viviamo come non bene, perchè troppo legati al nostro egoismo o interessi personali, questa luce si ombrava, con la solenne celebrazione Eucaristica conclusa con il "Te Deum" con l'Esposizione Eucaristica, abbiamo ringraziato il Signore per le sofferenze le gioie e i tanti doni ricevuti in questo anno, abbiamo pregato è ci auguriamo tanta sincerità trasparenza nel fare il bene fatto bene è vissuto bene nel bene, con carità amorevole e paziente, san Francesco ci teneva a dire la carità sia accompagnata con sorella umiltà e in letizia ma nel silenzio e nella ordinarietà di ogni giorno, non si tratta di fare gli "eroi" ne di fare i "misteriosi" ma vivere l'amore caritatevole che ci insegna il Vangelo "Amatevi gli uni gli altri come il Padre ama voi nel Figlio  Gesù", siate "luce dei popoli", "Operatori di pace", accettando le sfide della vita confidando nel Signore, siate veri uomini e donne che amano Dio e desiderano essere veri testimoni della sua Parola, beati chi dimora è confida nelle sue sante Parole e beati i timorati di Dio di essi è il regno dei cieli,  senza queste non c'è Dio, non ci può essere comunione, non c'è pace, non crediamo più nella speranza di un mondo nuovo, non c'è vera armonia e serenità, ma ci sono "io" con "il mio egoismo superbo", il male mi acceca sempre di più facendomi credere che sia luce, la furbizia che fa sentire migliori, soddisfatti, eroi, ma non è altro che esaltare il proprio "ego" non è amore verso l'altro ma che ritorna a se stesso, la falsità che mi permette di fare ciò che voglio per sentirmi apposto, migliore e padrone di tutto e di tutti, non c'è cosa più brutta della strumentalizzazione, io che devo controllare l'altro che sia come voglio per fare i miei comodi, quante astuzie che ci sono in questo campo, siamo pronti a tutto, ma proprio tutto, è questo va molto più sotto della mediocrità, ci svaluta e ci rende spietati anche se all'apparenza sembriamo dolci teneri e mistici, ma in noi si nasconde le tenebre, siamo troppo deboli e ricchi di interessi  e cadiamo nell'ipocrisia,“L’ipocrisia uccide le persone”, arriva persino a strappare l’anima di un individuo", uccide una comunità, parla dolcemente ma sta giudicando cioè sta uccidendo, è il linguaggio del diavolo che seduce ma inganna,(da una omelia di papa Francesco a santa Marta), Gesù denuncia terribilmente l'ipocrita, non è il linguaggio dell'amore umile del servizio, della gratuità. L'ha, le apparenze non portano frutti, si gira intorno a se stessi  ha solo scopi personali, interessi egoistici, di potere, di prestigio, non di testimoni, non di amore, non di servizio, la Parola di Dio ci insegna ad amare veramente evangelicamente, senza di essi siamo "sepolcri imbiancati", siamo belli e simpatici all'esterno ma siamo ossa putrefatte internamente,morti senza anima, lo denuncia Gesù contro gli scribi e i farisei.
      Quanti dolci parole e i buoni propositi che abbiamo scatenato  in quella notte saranno solamente formali o sono quelli che ci portiamo dentro che vorremo che si realizzassero, un desiderio profondo che ci portiamo dentro che a volte dispiacere e incomprensione si distolgono da quei propositi che nascono dal di dentro, spero che non siano solo per apparenza o come formalità per fare bella figura, se la rabbia, la gelosia, l'egocentrismo, che vive dentro di noi non viene convertito secondo il voler di Dio, non  portano frutti. Impegnamoci ad amare, il Signore ha promesso grandi cose per quelli che veramente lo amano, non ci scoraggiamo, confidiamo in Lui, anche se le tentazioni sono forti rialziamoci e sorridiamo, mettiamoci dinanzi a Lui e chiediamogli intercessioni e grazie, non si ritirerà indietro, anzi aprirà la porta perchè lo desideriamo veramente.  




Il Signore ti dia pace e gioia!

venerdì 14 dicembre 2018

La povertà ricchezza dell'anima..


La povertà fonte di libertà per amare.

Si avvicina il Natale, tra qualche giorno celebriamo la domenica Gaudete, l'attesa si fa vicina, la gioia del Natale si intravede, la luce della incarnazione si rivela, il Verbo diventa creatura, per san Francesco il Natale era la festa delle feste, vedere quel bambino nascere in una cosi povertà di una stalla, con lo stretto necessario, ma di una ricchezza indefinibile, ed è proprio la povertà che lo arricchisce, il non possedere niente di suo, anche san Francesco lo scrive nei suoi scritti e nella Regola, il non possedere niente di proprio per amare nella totale libertà nel seguire il Cristo che nasce povere è muore povero per scelta e non per obbligo, ed è questa povertà che ci deve far riflettere, non tanto il fatto di avere o non avere che potrebbe passare anche in secondo piano, ma essere povero senza essere legato a nulla, tante volte siamo schiavi di noi stessi è non tanto di ciò che possediamo o non possediamo, ma delle sicurezze che ci danno quelle cose, e non confidiamo in quelle necessarie in colui che veramente ci dona la sua vita, nasce per incorporare le nostre povertà, per essere sempre più simili a noi, nasce per darci consolazioni, speranza, fiducia, a nessuno di noi piace essere povero perchè abbiamo paura di non essere considerati, di essere messi in disparte, quante volte desideriamo una qualche gratificazione, anche a noi stessi c'è lo chiediamo, come siamo bravi, invece la povertà che ci viene chiesto, la minorità che ci insegna Francesco è proprio questa il mettersi in secondo piano e stare gioiosi, anche il peccato ci rende schiavi, la gelosia ci fa  chiudere nel nostro egoismo di essere sempre migliori, l primi posti che desideriamo ci offuscano l'orizzonte, la mancanza di umiltà non ci fa conoscere la nostra umanità, la tenerezza che potremo avere viene ingannata da un amore di interessi, la gioia dell'incontro vero non avviene per causa dei pregiudizi, dell'etichette, io non sento il fratello come fratello perchè non è perfetto come me, invece se avessimo il dono della povertà tutte queste cose le potremo gustare in una dolcezza incredibile è il Natale sarebbe un qualcosa di gioia esuberante cosi come lo viveva san Francesco che al nominare isolo nome di Gesù bambino si toccava le labbra bellissimo, quante volte per un rancore siamo freddi, distaccati, quanti sorrisi che facciamo che non sono sorrisi, ma sono un apparente star bene, invece se siamo liberi dentro perchè amiamo realmente e sappiamo perdonare quel sorriso è un vero sorriso che contamina e fa bene anche al cuore, desiderare il natale in questo modo è come desiderare di avere una ricchezza inestimabile, è un desiderare un Natale vero, bello, libero e pieno di emozioni, nonostante le tragiche tragedie di questi tempi, un pò troppo e spesso stanno succedendo in questo periodo, non bisogna scoraggiarsi  anche se ci chiede di fare un pò di pulizia, riordinare, per prepararci ad una festa, che non deve essere solamente quella tradizionale, lo stare in famiglia, il divertirsi, il vedersi dopo tanto tempo sono cose meravigliose e fanno dimenticare un pò di tristezza e qualche sofferenza, a volte e anche un riconciliarsi, ma è molto più importante cercare di fare qualche in avanti per gustare tutta la dolcezza del Natale, anche se ci sono sofferenze, tragedie che ci hanno stravolto, litigi, ma pensiamo per un attimo che colui che nascerà ci donerà sollievo, conforto, forza e coraggio per superare questi tristi momenti che ci hanno segnato la vita, il natale serve proprio per questo a riacquistare quella serenità, quella fiducia, quella certezza e consolazione che ci da il Signore, che non ci lascerà nonostante ci possono essere sofferenze, eppure abbiamo visto quante tragedie in questo anno, l'ultima qualche giorno fa, ma non perdiamo speranza, non perdiamo fiducia, Lui viene per noi, non restiamo freddi, arrabbiati, delusi, ma ringraziamolo nonostante tutto. SIA QUESTO IL MIO AUGURIO IN PREPARAZIONE DEL NATALE, OGNI BENEDIZIONE POSSA SCENDERE SULLE VOSTRE FAMIGLIE. PACE E BENE.  



Il Signore ti dia pace e gioia!

MEDITAZIONI

MEDITARE... Alcune semplici riflessioni sulla vita, per ritrovare serenità e armonia se stessi e con gli altri.... Illuminaci con la...